Recentemente il consiglio comunale di Cosenza ha approvato all’unanimità il Samudaripen , la cosi detta giornata dedicata alla persecuzione razziale dei Rom . Tale evento ha una rilevanza storica in quanto e’ culturalmente poco conosciuto. Infatti, nella seconda guerra mondiale il popolo Rom ha subito uno sterminio etnico da parte dei regimi nazifascisti superiori a 500.000 vittime . Lo stesso Himmler faceva esperimenti mortali su bambini Rom per creare la razza ariana, decolorava gli occhi con acido muriatico, cuciva insieme fratelli come fossero pezzi di stoffa e somministrando, persino, virus o sostanze nocive per verificare gli effetti collaterali. Qualcuno direbbe cosa centrerebbe Cosenza in tutto questo? Diciamo subito che vicino a Cosenza, precisamente a Ferramonti di Tarsia, vi era stato creato il più grande campo di concentramento d’Italia, dove risulta nei registri la famiglia Quick di origine Rom dopo il decreto del ministro Bocchino che segregava oltre gli ebrei anche i Rom. Ma senza andare troppo lontano nei decenni, (come relatore di questo articolo in quanto testimone oculare e , allo stesso tempo ,vittima della stessa apologia fascista tipica degli stessi tribunali speciali durante il ventennio) prima che la damnatio memoriae possa rimuovere quello che la storia dovrebbe riscrivere uno dei periodi di tirannia piu’ bui della nuova repubblica. Il 2003 , dopo gli arresti dei No global a Cosenza, in gran parte ultras cosentini guidati dal leader francescano Padre fedele Bisceglie, su richiesta stesso Pm Domenico Fiordalisi, implicato nella strana archiviazione della nave Jolly rosso e per questo accusato in precedenza , giornalisticamente da parte di uno degli arrestati, molti di questi gestivano le comunità Rom attraverso Opera nomadi locale .
In quel periodo, il governo Berlusconi, si costituiva parte civile nel processo contro i No global, in quanto eretici, erano contrari alla globalizzazione dello sfruttamento del capitalismo. Mentre la relatrice forzista Maria Alberti Casellati fece approvare la legge 228 il 23 agosto 2003 contra popolum che rendeva penalmente illegale l’accattonaggio minorile , una pratica antropologica molto usata da millenni dalle comunità Rom fin allora tollerata dai Gagè anche italiani. In quel contesto di restaurazione di rievocazione di strane teorie razziali, era appena morto papa Wojtyla, subito dopo appena salito al soglio pontificio Benedetto sedicesimo, il Pm Claudio Curreli, sempre su pressione del governo Berlusconi chiedeva alla Gip Lucia Marletta di ordinare tramite la Questura di Cosenza, capitanati da Stefano Dodaro, il sequestro giudiziale dei minori e gli arresti dei genitori di 18 bambini Rom slavi perchè in flagranza del nuovo reato facevano accattonaggio con l’operazione Spezzacatene. Nel frattempo la commissione antimafia a guida forzista definiva come mafiosa la microcriminalità Rom cosentina con il dissenso della minoranza PRC. Imputavano inoltre, la microcriminalità Rom di Cosenza (come Bertold Brecht insegna nella poesia,prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano) come capri espiatori dei ritardi storici della realizzazione della autostrada A3 , frutto solo di scelte politiche che influenzavano fortemente la questione meridionale. Per tale motivi, il presidente Opera Nomadi si dimise,dopo aver tentato strenuamente d’impedire la persecuzione razziale e condannando solo moralmente l’accattonaggio minorile. Padre Fedele Bisceglie, fortemente appoggiato e difeso dall’allora arcivescovo di Cosenza e Bisignano monsignor Giuseppe Agostino, dopo aver scelto di difendere i No global, si mobilitò per chiedere al tribunale minorile di Catanzaro di far ricongiungere i 18 bambini Rom con i loro genitori nella sua Oasi Francescana (Tale Oasi, era un’esempio di accoglienza, infatti, anche recentemente un altro povero immigrato è scomparso abbandonato in un capannone). Il ricongiungimento avvenne con successo. Successivamente gli stessi magistrati, tramite lo SCO di polizia di Roma, accolsero la denuncia di Suor Tania Alesci , suora da circa tre anni, accompagnata della generale francescana Tiziana Merletti, la presunta vittima lanciava una falsa accusa di diversi stupri di gruppo verso la monaca ,dove avrebbe persino partecipato uno dei magistrati che faceva volontariato presso l’Oasi francescana. Padre fedele , visto il suo carattere goliardico nell’immaginario collettivo, per aver persino accolto nell’oasi francescana la pornostar Luana Borgia, sperando di convertirla come la Maria Maddalena, fù arrestato e portato nel convento ove giacciono i resti di san Valentino a Belvedere Marittimo (Cs). Lo stesso Berlusconi tramite i suoi media come Striscia la notizia fece una grossa campagna diffamatoria contro Padre Fedele . Mentre l’Oasi, come ovvia conseguenza veniva depredata di risorse destinate ai poveri. Lo stesso Monsignor Giuseppe Agostino e la sua curia cosentina furono perseguitati per anni giudizialmente . In primo momento, Padre fedele Fedele fu assolto sia dal tribunale di Cosenza e sia dalla corte di appello di Catanzaro , ma il PM Claudio Curreli fece appello in Cassazione e grazie a magistrati sponsorizzati dal governo Berlusconi tramite il Csm, riuscì a farlo riprocessare e farlo condannare dal tribunale di Cosenza guidato dall’allora presidente Renato Greco e successivamente dalla corte di appello di Catanzaro guidato da Domenico Introcaso. Questo avvenne perché era sparito il fascicolo riguardante l’assoluzione del magistrato Caruso (recentemente scomparso), affermando che la monaca era inattendibile. Infatti, padre Fedele Bisceglie grazie al fascicolo stranamente ritrovato fu assolto definitivamente perché il fatto non sussiste. Dando la possibilità all’attuale Vescovo Giovanni Checchinato d’incontrarlo. Per questo il Samudaripen approvato il consiglio comunale di Cosenza ha la sua importanza, in quanto si è preso le distanze dall’odio su base etnica, mentre oggi Padre Fedele, gravemente malato, merita di essere dichiarato giusto tra le nazioni.
Pasquale Ciardullo