Non siamo Live

Articolo a Manovella – La Nave di Greta, il mostro di Tel Aviv e l’Italia a Guantanamo. di Ruggero Inglese

Facebook
WhatsApp
Telegram

Come nel videogioco Street Fighter, prendiamo “l’ aeroplanino”, volo Buenos Aires – Tel Aviv, scegliete voi lo scalo. Parliamo del “mostro di Tel Aviv”, Benjamin Netanyahu, l’essere più spregevole e potente della Terra. Non ha un pregio: potrebbe tranquillamente diventare un villain mitologico, tipo Golia. Partiamo dal suo progenitore biblico — questa volta è d’obbligo — Beniamino. Benjamin è il dodicesimo figlio di Giacobbe e la sua tribù, tra le dodici di Israele, è una delle tre sopravvissute alla distruzione del Regno del Nord. Signori, abbiamo il signor Mostro e la sua regale dinastia in mezzo agli zebbedei fin dall’inizio del libro della Genesi, Gen 35, 16-19 per la precisione. Insomma, niente di “nuovo”.

Già dichiarato criminale e genocida dalla Corte dell’Aia, adesso ha fatto infuriare Francia, Regno Unito e Cina all’unisono. Attenzione: la partita è appena iniziata, e non è detto che si giochi “a squadre” o in modalità uno contro uno. Questa volta non sappiamo effettivamente come potrebbe iniziare la Terza guerra mondiale.

Il signorotto di Tel Aviv ha dichiarato di voler “evacuare” Gaza per un’invasione di massa. Non so cosa potrebbe succedere a quel punto. Lo sapevamo tutti: la rabbia è tanta, e questi signori stanno infangando e devastando la storia, i brandelli, i fazzoletti e le kefie della culla della civiltà. Gerico, in Cisgiordania, è il primo insediamento umano ritrovato nell’Eurasia e rischia di essere distrutto. Da chi? Da un uomo? Da un’élite? Da una setta? Il nuovo ministro della Difesa, dopo Gantz, Israel Katz (già il nome la dice lunga), sembra essere uno che non va per il sottile e, come in una partita a scacchi, gioca la sua mossa. Mosse da campionato del mondo, sciolte come se fosse al parco a giocare con il rabbino. Israele è un altro posto che soffre l’esistenza delle caste, famiglie che, per diritto di nome, avanzano pretese millenarie.

In tutto questo marasma di nomi, partiti, ideologie, sette, ogni tanto, come in una sorta di raccolta differenziata, conviene prendere il meglio da un po’ di cose, senza farne necessariamente un dogma. Questo può avvenire anche per la politica.

In una parte dell’induismo non si usano i nomi nei rapporti sociali: c’è solo io, tu, noi. Raramente sentirai dire a un vero induista — e ne conosco — “loro” o “voi”. Non sono un grande fan dell’India al momento, ma, guardando attentamente alcuni induisti, ho capito che hanno poco a che vedere con l’India imperialista. Anche i santoni “improvvisati”, l’esagerazione non la tollero e non li seguo. I loro proseliti infiniti, la ricerca infinita di sé stessi, è come il paradiso per i cattolici: una chimera che probabilmente divorerà il suo ospite. Ma alcune cose, come il contatto mistico ed etereo con la materia, sono qualcosa di interessante.

Alla fine, sono tutte intrecciate fra loro: il rastafarianesimo, che è un ibrido, unisce parti importanti del Vecchio Testamento con il Nuovo, fino a fondersi con la storia comprovata e certificata, come nel caso del colonialismo italiano e Hailé Selassié, della discendenza etiope di Re Salomone.

Il mostro di Tel Aviv, come il “compagno Putin”, viene dal mondo degli agenti segreti: è infatti un ex membro dei servizi israeliani, lo stesso iter del suo omologo russo. È assodato che sia anche un terrorista in senso stretto: infatti, è notizia dell’Espresso di due giorni fa che si sia avvalso della collaborazione dell’ISIS per “fare il lavoro sporco”. Mi chiedo cosa ci sia di più sporco che bombardare ospedali, aiuti e presidi umanitari.

Qualche giorno fa, la Freedom Flotilla, con Greta Thunberg in prua e con le migliori intenzioni, insieme ad altri tredici attivisti, era salpata alla volta di Gaza per portare aiuti ed effettuare questo gesto mediatico. Come spesso accade ormai, sono i giovani a doversi sobbarcare tutto il male perpetuato dai “grandi”. I giovani sono come degli avventurieri fantasy: partono contro i giganti con un panierino, delle vettovaglie e tanta determinazione.

La nave Madleenè stata intercettata dall’IDF in acque internazionali: il fermo è quindi contro il diritto internazionale. Intanto, dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, in molte città si lotta contro i Marines. Sempre i giovani, stanchi di anni di bugie e soprusi contro chi non si omologa allo standard creato da questa parte del mondo occidentale, che non vuole “crescere” nella storia, ma rimanere saldamente ancorata a quelle poche certezze rimaste, che ormai si contano sulle dita di un pesce palla. Una giornalista australiana è stata ferita da colpi di plastica e tantissime persone arrestate solo per aver manifestato contro le deportazioni. Così, senza filtri, le chiama il dott. Donald J. Trump.

L’unica certezza è il conflitto, su tutti i piani, a tutti i livelli. Gli italiani, imbambolati, increduli perché appena usciti dalla bolla che li ha tenuti soggiogati e proni al potere occulto, oscuro, di questo Impero Romano d’Occidente perpetuo e immutabile, ci vorrebbe tutti servili e accondiscendenti, seguire il gregge. In Europa, solo Spagna e U.K. danno segni di cambiamento vero, aria di socialismo, quello vero. Il Labour Party ai massimi storici, oltre il 60%. La Spagna, che per prima ha riconosciuto le unioni omosessuali, che per prima ha riformato il lavoro nel Sud Europa, che per prima ha riconosciuto la Palestina. Sempre in Europa, sembra essere lontana anni luce da noi, che stiamo ancora a sentire baccagliare soggetti come Ignazio La Russa. In qualsiasi altro Paese, con quella faccia avrebbe fatto l’usciere al circo, e con quella voce spaventato le tigri ogni tanto.

È una bagarre mondiale e noi siamo sotto a tutti. Ci arriva di tutto, chi si azzarda a dissentire è bollato come pazzo. Siamo alla Santa Inquisizione, tutto è per aria e nessuno fa autocritica. Tutti pronti ad accusare o, peggio, a infischiarsene altamente. Questi siamo: delle zie pettegole disposte a perdere tutto per qualche istante di egocentrismo in più.

L’ONU finalmente decide di muoversi: all’alba della terza guerra mondiale, avverte il mostro di Tel Aviv che potrebbero intervenire i caschi blu. Israele risponde con nuovi raid su Gaza.

Il dr. Donald J. Trump ha deciso di inviare altri duemila marines a Los Angeles per gli scontri contro le deportazioni. Tra i 9.000 deportati ci sono anche degli Europei, i nomi non sono ancora stati confermati, il governo U.S.S. non ha dato un elenco, l’Italia ha dato disponibilità per il loro recupero. E’ una decisione storica. Mai degli “alleati” erano stati deportati ed in più nel silenzio della notte e senza un riscontro ufficiale. Questo significa dare un seganle di autoritorismo in più ed anche ai paesi cosiddetti “amici”.

Quando finiranno l’odio, l’auto-sabotaggio che qualche Paese NATO continua a perpetrare? Aiutare un genocida e avallare un conflitto russo-ucraino che sembra un’altra messa in scena. Molto rumore per nulla, diceva Shakespeare. Sullo sfondo di tutto questo: guerre di religione. Magari stiamo distruggendo il mondo per qualche virgola in più o in meno sulle “sacre scritture”.

Continuiamo a vacillare, su questa nave o — come canta Vinicio Capossela nella sua “Canzone a manovella”:

“Siamo una barca chiusa
Nella bottiglia del bettoliere
Fermi nel bagnasciuga
Non ci spostano da sedere”

La nave non c’è mai stata: è un giocattolo chiuso nella bottiglia. Ma, ogni tanto, un lillipuziano riesce a uscire e magari troverà la terra ferma.

Ruggero Inglese

Condividi l'articolo
Facebook
Twitter

Newsletter

Seguici